Nuova Riveduta:

Matteo 26:57

Gesù davanti a Caiafa e al sinedrio
=Mr 14:53-65; Lu 22:54, 63-65; Gv 18:12-13, 19-24
Quelli che avevano preso Gesù, lo condussero da Caiafa, sommo sacerdote, presso il quale erano riuniti gli scribi e gli anziani.

C.E.I.:

Matteo 26:57

Or quelli che avevano arrestato Gesù, lo condussero dal sommo sacerdote Caifa, presso il quale già si erano riuniti gli scribi e gli anziani.

Nuova Diodati:

Matteo 26:57

Gesù davanti al sinedrio
Or quelli che avevano arrestato Gesù lo condussero da Caiafa, sommo sacerdote, presso il quale già si erano riuniti gli scribi e gli anziani.

Riveduta 2020:

Matteo 26:57

Gesù davanti al Sinedrio
(Marco 14:53-65; Luca 22:63-71; Giovanni 18:12-27)
Quelli che avevano preso Gesù lo condussero a Caiafa, sommo sacerdote, presso il quale erano riuniti gli scribi e gli anziani.

La Parola è Vita:

Matteo 26:57

Allora la folla lo portò alla residenza di Caifa, il sommo sacerdote, dove si erano riuniti tutti i capi giudei.

La Parola è Vita
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Riveduta:

Matteo 26:57

Gesù davanti al Sinedrio
(Marco 14:53-65; Luca 22:63-71; Giovanni 18:12-27)
Or quelli che aveano preso Gesù, lo menarono a Caiàfa, sommo sacerdote, presso il quale erano raunati gli scribi e gli anziani.

Ricciotti:

Matteo 26:57

Gesù davanti al Sinedrio
Coloro che avevano arrestato Gesù, lo menaron da Caifa, sommo sacerdote, presso il quale si eran riuniti gli Scribi e gli anziani.

Tintori:

Matteo 26:57

Gesù davanti al Sinedrio
Ma quelli che avevano preso Gesù lo condussero dal sommo sacerdote Caifa, dove s'erano adunati gli Scribi e gli anziani.

Martini:

Matteo 26:57

Ma quegli afferrato Gesù, lo condussero da Caifa principe de' sacerdoti, dove si erano radunati gli Scribi, e gli anziani.

Diodati:

Matteo 26:57

OR coloro che aveano preso Gesù lo menarono a Caiafa, sommo sacerdote, ove gli Scribi e gli anziani erano raunati.

Commentario abbreviato:

Matteo 26:57

Versetti 57-68

Gesù fu accompagnato a Gerusalemme. Non è bello, anzi è di cattivo auspicio, quando coloro che vogliono essere discepoli di Cristo non sono disposti a farsi riconoscere come tali. Qui iniziò il rinnegamento di Pietro: seguire Cristo da lontano, infatti, significa iniziare ad allontanarsi da Lui. È più importante prepararsi alla fine, qualunque essa sia, che chiedersi curiosamente quale sarà la fine. L'evento è di Dio, ma il dovere è nostro. Ora si sono adempiute le Scritture che dicevano: "Contro di me sono sorti falsi testimoni". Cristo è stato accusato, affinché noi non fossimo condannati; e se in qualche momento soffriamo così, ricordiamoci che non possiamo aspettarci di cavarcela meglio del nostro Maestro. Quando Cristo si è fatto peccato per noi, ha taciuto e ha lasciato che fosse il suo sangue a parlare. Finora Gesù aveva raramente professato espressamente di essere il Cristo, il Figlio di Dio; il tenore della sua dottrina lo diceva e i suoi miracoli lo dimostravano; ma ora non avrebbe omesso di farne aperta confessione. Sarebbe sembrato come declinare le sue sofferenze. Confessò così, come esempio e incoraggiamento ai suoi seguaci, di confessarlo davanti agli uomini, qualunque fosse il rischio che correvano. Il disprezzo, la crudele derisione e l'aborrimento sono la parte sicura del discepolo, come lo furono del Maestro, da parte di coloro che vogliono insultare e deridere il Signore della gloria. Queste cose sono state esattamente predette nel cinquantesimo capitolo di Isaia. Confessiamo il nome di Cristo e sopportiamo il rimprovero, ed egli ci confesserà davanti al trono del Padre suo.

Riferimenti incrociati:

Matteo 26:57

Sal 56:5,6; Mar 14:53,54; Lu 22:54,55; Giov 11:49; 18:12-14,24

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